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CASCATA
GIOVANNI CENNA
penso
la freschezza sfavillante d' una cascata
averne sul corpo nudo
la carezza infinita e fuggente
come le statue delle fontane
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eternamente giovini nella verginità dell' acqua
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e vedere traverso l'arco che si frantuma
in una spumeggiante musica azzurra
il sole lanciare la sua colata d'oro
foggiare nella cavità dolce e lontana del cielo
le forme splendenti della vita
dietro la vetrata odorante di foresta
stringere la bellezza sconosciuta d'una femmina
baciare la sua bocca insaziabile
contro la forza quadrata del petto
sentire l'anelar molle del seno turgido
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ove scema il respiro
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fasciati nella luce bionda dei capelli
come in un intrico tenue e indistruttibile
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essere
nell' iridescente brivido dei veli
un fremito di fiamma
e poi
distendersi lentamente in un torpore d'oro
il corpo stanco plasmato dall'acque correnti
«
come le nubi dal vento di primavera
nel loro volo quieto
sentire i nervi diluirsi
nella chiarità fluente
chiudere gli occhi
dimenticare
svanire
non esistere più
che nel canto profumato di cielo
d’una cascata