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H. RICHTER; BOIS
a Théclis Griffini
animaletto ghiribizzoso.
Altipiano. Collinette soavi corne seni di tanciulla. Su una,
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cinque file. Cascinali sfondati allegri.
Ail’alba si cammina sulla carta vetrata. Aghi minuzzoli di vetro
pertutta. Ogni pozzanghera una lasira. Povere di vetro imbianca
e irrigidisce l’erba. Tutto cigola e brilla.
Alla carezza del sole la conca si distende in una beatitudine
calma. Si scambia la luna con una nuvoletta trasparente.
11 tramonto ne fa un quadro futurista. Penellate giustapposte
senza passaggi. Striscioni di arancione di viola cupo, d’ardesia,
che sono i monti lontani ; interrotti da chiazze abbaglianti: le
cime nevate.
Più tardi i colori si fondano. Il cielo si sbava di viola con
presentimenti d’oro. Armonie nascono che I’occhio coglie con la
premura delle gioie uniche e intrattenibili. Delicatezze, iridescenze
da bolla di sapone. A mornenti si vive in un vetro soffiato.
Infine la nebbiolina annega l’altipiano nel vago. Isolotti vi nau-
fragano i cascinali. La luna è un imbuto celestino e la tinta
contagiosa créa al paesaggio un’atinosfera irreale.
Sughero galleggio in questa incerio.
(La guerra clov’è ?)
Camillo Sbarbaro