di uno Chardin alla arguzia e ai superbi valori pittorici veneziani. Longhi stava
a Goldoni, come Favretto sta al commediografo Gallina.
Bibliografia: Molmenti, G. F.. Roma 1895. E. Somarè, G. F., Milano (s. d.).
15. INCONTRO. Olio su tavola, cm. 65,5 XK 4455.
Il costume è per Favretto pretesto alle sue invenzioni, gentile anacronismo di
cui si appaga il suo sogno pittorico, fantasmi d’altri tempi di cui si anima la sua
bonaria visione del mondo. Pittura di inesauribile ricchezza cromatica e superba
di accordi, compie il miracolo di portare la minuzia scrupolosa del particolare,
quasi di miniatura e in sè prezioso, ad un insieme di respiro largo, spazioso, onde
superbamente si fondono, ritratti e scenografia, macchiette e veduta. Di tutto ciò
è mirabile prova questo Incontro, sul Ponte della paglia, fra le Prigioni e Palazzo
Ducale quasi sotto il Ponte dei sospiri. (Riprodotto in Somarè, op. cit, Tav. XLV.
Esposto all’Espos. di Torino, 1880.) Tav. VII.
16. BALCONE DI PALAZZO DUCALE.
Ardita visione prospettica, dal sotto in su, di questo superbo particolare del
palazzo ducale. L’architettura è luminosa di caldi riverberi, l’aria mossa dal-
l’improvviso batter d’ali.
(Esposto alla mostra d’arte ital. a Londra, 1930; alla XVIII Espos. biennale di
Venezia, 1932.) (Riprodotto in Somarè, op. cit, tav. XLIV; in Illustrazione
ital., luglio 1932.) Tav. VIII e VIIIbis.
FONTANESI ANTONIO, n. Reggio Emilia 1818, m. Torino 1872.
Si iniziò a Reggio Emilia avviandosi al genere delle vedute e alla scenografia.
Ma fu sempre di più attratto dal paesaggio di natura. Studiò l’opera di Corot,
Constable, Turner e Gainsborough, nonchè di Rembrandt e Lorrain. Partecipò ai
moti del Risorgimento nel °48; fu garibaldino e si rifugiò a Lugano. Il soggiorno
ginevrino poi gli rivelò l’arte di Calame e Diday; esempio che gli fu decisivo
nello sviluppo della sua arte.
Misconosciuto in patria, insegnò alla Accademia di Tokio dal 1876 al ‘78. Tornò
professore a Torino. È da considerarsi fra i massimi e i primi paesisti italiani.
Decisamente influì su tutta l’arte piemontese e lombarda del paesaggio. Fu anche
incisore e litografo.
Bibliografia: M. Calderini, A. F. pittore paesista, Torino 1925.
17. PAESAGGIO CON PASTORELLA. Olio, cm. 39,5 X -r.
Ricco di chiaroscuro, presenta unità e profondità di luce; vi aleggia una nota di
malinconia grandiosa e romantica. Quadro affine a quello detto Solitudine al
municipio di Reggio Emilia. Tav. XIV.
GIGNOUS EUGENIO, n. Milano 1850, m. Stresa 1906.
All’Accademia di Brera fino al °70. Strettosi in amicizia con Cremona e Ranzoni
e penetrato nel cenacolo della «Scapigliatura» subì l’influsso di quelle idealità
estetiche e di quelle forme pittoriche. Una ulteriore evoluzione compie quando
trasferitosi a Stresa nell’87, si dedica tutto allo studio di quel paesaggio; l’influsso
cremoniano rimase soltanto come fecondo ricordo di pennellata vivace e impul-
siva. Fu innamorato dell’alta montagna di cui intese in senso originale la poesia
ritraendone nevi e pascoli. Partecipò a innumerevoli esposizioni internazionali.
Bibliografia: A. Francini, in Pinacoteca, I 1928—1929, p. 97—.
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