Diciamo soltanto che 4 visitatore, dopo aver ammirato i naradıgymı di arte monumentale inviatı dalle chiese, coglierä nelle salette in cui € esposto il fiore dei piccoli dipinti dell’Accademia Carrara e del Museo Poldi-Pezzoli, u fascino particolare dei Musei privati di Lombardia. Su questi due Musei richiamiamo particolarmente L’attenzione, come prototipi delle raccolte di collezionisti-mece- natı destinate ad uso pubblico che, moltiplicandosi in America nell’ultimo tren- tennio del secolo scorso, sono forse la pin tipica prova della maturazione di una civilla. La quadreria Carrara fondata dall’erudito Giacomo Carrara nel 1795 resta in- fatti, nella storia, come monumento della cultura dell’Illuminismo, e il Poldi-Pez- zoli dimostra come tanta tradizione abbia fruttificato anche un secolo piü tardı nobilitando il costume borghese di Lombardia, che era deliziosamente esemplificato nel caratteristico museo milanese. A gloria e beneficio di questi due Istituti si € soprattutto ideata L’Esposizione dei « Tesori d’arte di Lombardia > : per attuare una riforma museale della galleria bergamasca che ne metta in valore il natri- mono di capolavori, per ricostruire U museo milanese che la guerra ha crudel- mente devastato. Con l’opera appassionata dell’arch. Reggiori € con le sovven- zioni del Ministero della Pubblica Istruzione e del Provveditore ai Lavori Pubblici Ing. Filippo Madonini — ricostruttore della Milano moderna ma anche illuminato restauratore dell’antica — sono giä rimesse in pristino le strultture murarie del Poldi-Pezzoli, giä esso €, architettonicamente, rinato ; ma occorre ricostruirne la veste decorativa senza ripetere — naturalmente — il caratteristico sfarzo originario, ee tuttavia suggerendo ancora «l’atmosfera» del Museo privato, affinche non si perda una delle pin squisite affermazioni della nostra cultura ottocentesca. Dicevo che quello dei « Tesori d’arte di Lombardia» a Zurigo € un viaggio mis- sionario. Per trent’anni, e cioe dail’epoca della sua fondazione, la Sovrinten- denza alle Gallerie ha custodito ed ha restaurato, con il concorso anche di generosti mecenalti, un patrimonio d’arte che ha il solo torto di essere rimasto gelosamente immobile nelle sue Chiese e nei suoi Musei, tanto che la stessa Regione non ne ha avuto — sino ad ora — viena coscienza. Nell’infuriare di due guerre la Sovrin- tendenza lo ha difeso e lo ha riconsegnato intatto agli Istituti originari. Ma, 90