N. 5. Dante, Firenze, 1481 doneddlbumana generatione et laltre ebofe fanza La cognitionc ct fcdc dcllc quali fecotido U cbriftiana re iigione neiTuno puo andarc alla beatitudinc Et nondixe non ccgncfci ma dixc non concfcefti che ncn cono fccfh in uita ma alprcfente conofci. Ec forfe e/dadubitarc fc lanimalaquale mentre fu congiunta ccl corpo non bcbbc cognmonc di dio. Dipoi feperata gia et dannata lapoffa bauere: Nicntedimeno fict ncltide dache ologi che lanimn feperata dal corpo b3 tanto acume che non per congetturc lequali pofföno eifere falfe; Ma per ragioru dimoftpatiue conofcono La Lucc ec belleza didio eifere Infinita laquale cogmcione da lorograuif üma pena uedehdoO di qucllaeffcr pnuati:Ma non Laconofcano diftinctamence perebe di taLe cognitione piglierebbono fommogaudio et participerebbönodelfommobene. Chome uerbi gratta Se unogiouinec to non fuffi ftatö in grenze al tempo dellannuale celebratione et pompafacta al Bapttfta et unbgü narrofii quellacfferc moltobella in modo che altutto etfanzadubitanoneelgiouinectocupidiffimo di talifpectacu li lo credefTi non c/dubbio che ne pigüerebbe difpiacere non piccolo uedendo£en<f priuato: pcrche intende la belleza in confbfo che non fa alcro che accendcrgli la uoglia dintenderla diftinctamente et con fuo o'rdihe ACCIO chio fugga quefto mak;cioc el male della ignoränria et del uitio. ET PEGGIOicioe ladannatione Laquale fcguica dal non conöfcere quanto male fia nel uitib. Chi non conofce quanto fia peftifero eluitio nQ lo fugge di che confeguita graue detrimenco:et daquefld ne nafee unalcro piy graue pcrche non lo fuggen do ne fa babito eiquale uccide lamma.SI CHIO ueggia lä porta di fän Pietra: Per quefto intendi len trau del purgatorio. Jmpotbc Pietro cioe dfömo pöteftee et tuen cfacerdoti equali.bSno Lauctorita da qucllo ab foiuedo Lanimadalla coipalafanno habile apotere andare apurgarfi :et non effendo abfoluta farebbe dannata allinfemo. Ne mi pare che fi debbe intendere laporca del paradifo perebe Virgüio difoprabadirrioft ro no efTere fufheiente acondurlo. ALLHOR ü moffe : Dantbe che e/lapperitoranonale et la ragione 'inferiore priega la ragione fuperiore che lo guidi alla cot^templatione ec allhora 1a ragione excitata dallappeuto ü üol gc alla concemplatione et Dantbe cioe epfo appetitogli tien drieto pcrche gli diuenta obbediente O giomo fenandaua ct laer bruno togleua gliammall ehe fono mterra dalle fatiirlie loro: et jo folo uno Mapparecchtauo a foftener laguerra ft del camtno et ft della ptetatc: ehe ritrarra la mente che non erra O mufe o alto mgegno hör manitate , o mente che feriuefh cio chio uidi qui fi parra la tua nobihtatc. Oftiamo dire che elpreccdente capf trold fia fh» ü gtomo fenandaua ct laer bruno 1—/ quafi una propofinone di tuttalopera p laquale togleua gliammall che fono intcrra A. lauctore non folimente dimoftra con brieue pa j.ii» c— r_i tele quello che per tuttalopera babbiaadtreiMaancho ra la ragione perebe tflene tale ordinc. Deftofli lappeti to ricqrcädo el fuo bene et illuminato dalla ragione fug gilafcluaiet faliua al piontc doue uedea cl fole. Map lauia delle fiere; dalle qualigli fu utetaco el'Calire. liehe fignifica che conofciuto ma non molto diftinctamente cbel fommo bene conffteua infruire idio: cercaua la co gmtione di quello nella uita auile doue regna la ragio neinferiore:Laqualefpeffoe/ing3nnatadalfenfo: Et doue effendo leuirtu duili non perfecce molto poffono le perturbatiöni dcüammo lequali cercando piacerehonore et unle non feguitano eluerogaudio Ne anebo ra el uero utile che non ü puo mai feperarc da ihonefto. Ne el uero honore eiquak non e/ altro che la uera