4 In luogo di fare una rassegna di tutte queste forze vive e operanti nel campo dell’arte in Italia, rassegna che sarebbe necessariamente riuscita incompleta, si é preferito raccogliere nelle sale della Kunstbaus alcuni gruppi di opere, le quali valessero a dare una idea quanto é più possibile precisa di talune forme tipiche, di certe tendenze caratteristiche, di alcuni sforzi particolari, dovuti a poche e perspicue per sonalità della moderna arte italiana, anche se esse apparis sero fra loro in contrasto; anzi tanto più se, rispecchiando idealità varie, fossero capaci di rendere nella differenza dell’espressione la multiforme anima della „Itala gente dalle molte vite“. * * * Certo sarebbe difficile immaginare una diversità di con cetto, di orientamento e di tecnica più profonda di quella che passa fra i ventitré quadri di Antonio Mancini e le venticinque tele di Gaetano Previati che costituiscono i due gruppi più complessi e importanti esposti nella Mostra della Kunstbaus. Quanto il primo appare completamente assorbito dalla risoluzione del problema pittorico, amante della esteriorità, inebriato dalle grandi feste del colore, altrettanto il secondo, esprimendo le figurazioni ideali di uno stato d’animo che tende sempre più a distaccarsi da ogni forma sensibile, si serve di un lavoro povero a un tempo e grandioso, gracile e ampio, in cui é evidente il contrasto che deriva dall’ardi mento delle cose che egli deve dire e dal timore di non dirle come le sente. Se Antonio Mancini é più pittore che artista, direi che il Previati é più artista che pittore. Quello non considera il soggetto che quale pretesto alle sue affascinanti visioni coloristiche, in quanto cioè esso, prima di essere donna, fiore, frutto, veste, strumento, é volume e colore, suscettibili d’in finite possibilità luminose. Questi, più che la forma sensi