KUNSTHAUS ZÜRICH
Kunsthaus
a3/Z80
1918
0908T
Zürich
W-
AUSSTELLUNG
8. SEPT. BIS 2. OKT, I9I8
PREIS 30 RAPPEN
BUCMORUOXEREl NEUE ZÜRCHER ZSlTUN«, ZORlOH.
Die Zürcher Kunstgesellschaft setzt sich als eine ihrer
Aufgaben das Ziel, mit ihren wechselnden Aus-
stellungen den Besuchern des Kunsthauses die ver-
schiedenen Künstler und Richtungen der bildenden
Kunst vorzuführen. In dieser ihrer Tätigkeit will
sie als Mittlerin zwischen den ausübenden Künstlern
und den Besuchern der Ausstellungen angesehen und
gewürdigt werden. Sich nach seinem Empfinden
und seinem Geschmack mit den ausgestellten Werken
auseinanderzusetzen, muss einem jeden
anheimgestelit werden.
Die Verkaufspreise verstehen sich netto Kunsthaus,
Zollgebühren bei Werken aus dem Auslande fallen
zu Lasten des Käufers.
Den Verkauf ausgestellter Werke vermittelt
ausschließlich die Zürcher Kunstgesellschaft,
man melde sich im Sekretariat
(Erdgeschoß des Kunsthauses).
Chi volesse ordinare una Esposizione capace di espri-
mere in una sintesi completa le tendenze e gli spiriti che
animano l’arte italiana dei giorni nostri, dovrebbe muovere
dalle opere di Domenico Morelli e di Filippo Palizzi, di
Telemaco Signorini e di Giovanni Fattori, di Antonio Fon-
tanesi e di Giovanni Segantini, di Francesco Faruffini e di
Tranquillo Cremona, di Achille D’Orsi e di Antonio.
Grandi, per venire giù, traverso a cento nomi e a cento
manifestazioni diverse, fino ai Ciardi, ai Fragiacomo, ai Tito,
ai Michetti, ai Sartorio, ai Previati, agli Innocenti, ai Man-
cini, ai Bistolfi, ai Canonica, ai Trentacoste, e, dopo
costoro, ai giovanissimi che talvolta esprimono nella stra-
nezza della ricerca e nella singolarità di una tecnica di ecce-
zione la loro sete inestinguibile di rinnovamento. Dovrebbe,
cioè, partire dagli inizi di quei movimenti i quali, sia che
si chiamassero „nuova scuola napoletana“, „macchia fioren-
tina“, „impressionismo pittorico lombardo“ (da non con-
fondere con l’impressionismo francese), ebbero sempre
natura e fini schiettamente rivoluzionari, per giungere ad
altre note di ribellione prorompenti ogni volta che la spinta
animatrice in cui avevano presa forma i nuovi sogni e le
nuove idealità artistiche sembrò irrigidirsi nella immobilità
di una formula.
I documenti di questa storia recentissima sono noti ai
frequentatori dei Musei e delle Esposizioni, e l’Italia ne sta
raccogliendo nella Galleria di arte moderna di Roma — da
pochi mesi completamente riordinata — i più singolari,
il cui coordinamento già ora stupisce e ogni giorno più
stupirà coloro i quali nell’arte contemporanea italiana erano
avvezzi a considerare sopra tutto le forme caduche, nate da
una mal compresaj imitazione deH’impressionismo francese.
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In luogo di fare una rassegna di tutte queste forze vive e
operanti nel campo dell’arte in Italia, rassegna che sarebbe
necessariamente riuscita incompleta, si é preferito raccogliere
nelle sale della Kunstbaus alcuni gruppi di opere, le quali
valessero a dare una idea quanto é più possibile precisa di
talune forme tipiche, di certe tendenze caratteristiche, di
alcuni sforzi particolari, dovuti a poche e perspicue per-
sonalità della moderna arte italiana, anche se esse apparis-
sero fra loro in contrasto; anzi tanto più se, rispecchiando
idealità varie, fossero capaci di rendere nella differenza
dell’espressione la multiforme anima della
„Itala gente dalle molte vite“.
* *
*
Certo sarebbe difficile immaginare una diversità di con-
cetto, di orientamento e di tecnica più profonda di quella
che passa fra i ventitré quadri di Antonio Mancini e le
venticinque tele di Gaetano Previati che costituiscono i due
gruppi più complessi e importanti esposti nella Mostra della
Kunstbaus.
Quanto il primo appare completamente assorbito dalla
risoluzione del problema pittorico, amante della esteriorità,
inebriato dalle grandi feste del colore, altrettanto il secondo,
esprimendo le figurazioni ideali di uno stato d’animo che
tende sempre più a distaccarsi da ogni forma sensibile, si
serve di un lavoro povero a un tempo e grandioso, gracile e
ampio, in cui é evidente il contrasto che deriva dall’ardi-
mento delle cose che egli deve dire e dal timore di non
dirle come le sente.
Se Antonio Mancini é più pittore che artista, direi che
il Previati é più artista che pittore. Quello non considera
il soggetto che quale pretesto alle sue affascinanti visioni
coloristiche, in quanto cioè esso, prima di essere donna, fiore,
frutto, veste, strumento, é volume e colore, suscettibili d’in-
finite possibilità luminose. Questi, più che la forma sensi-
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bile del soggetto, cerca di rendere la personalità sua che ne é
tutta consapevole, in cui il soggetto vive nella più squisita
intimità spirituale; e nel suo senso di dolore e di misticismo
abbraccia sconfinati problemi d’anima.
Gli stessi procedimenti tecnici, o meglio le risorse di
mestiere usate dal Mancini, bastano a specificare i fini e la
natura del suo stile. Ponendo due complicatissimi reticolati,
perfettamente corrispondenti, dinnazi al modello ed a con-
tatto della tela da dipingere, egli divide l’una e l’altro in
una serie di piccoli quadrati uguali. Così, scomposto in
frammenti geometrici di superficie, il soggetto perde a un
tempo la sua forma e il suo significato. Ogni segmento del
vero non é più altro che un valore pittorico, un tono da
riprodurre nel corrispondente segmento della tela, e dalla
precisione e dal vigore con cui sono resi i singoli toni
risulta l’accordo mirabile deU’insleme.
Ma l’artista per riprodurre la realtà dispone di mezzi
materiali assai imperfetti e l’Helmholtz, dandoci nella sua
Ottica della Pittura un’idea della vanità di tutti gli sforzi
per riuscire a rendere i rapporti assoluti fra le qualità e
quantità d’intensità luminose, ha dimostrato che il più
violento bianco di un quadro, sottoposto alla luce più splen-
dente, appare vicino al bianco naturale come un grigio di
bassissima tonalità, e che il nero più intenso che all’artista
sia dato di usare, quando il sole lo percuote é appena suf-
ficientemente oscuro per rappresentare la vera luce di un
oggetto rischiarato dalla luna.
Perciò il Mancini a rendere certe vibrazioni luminose
troppo intense non si perita di ricorrere ai frammenti di
vetro, di specchio, di talco multicolore.
Non c’é dubbio che in questa noncuranza assoluta di
ogni valore spirituale del soggetto é una debolezza grave,
ma non é meno vero che nell’esaltarlo unicamente come
valore plastico e pittorico, cioè come volume, come colore,
come oggetto di rifrazione, l’artista romano tocca le cime
più alte della virtuosità. Insuperabile nel rendere gli
effetti delle cose alla loro giusta distanza, egli percepisce i
fenomeni nell’eccitamento di una perenne sensualità visiva.
L’universo gli appare sotto l’aspetto di un immenso prato
fiorito. Tutto il suo mondo interiore é costituito da un
inesauribile tesoro coloristico. E la sua potenza é somma
nel rendere come luce e come colore tutti gli aspetti della
vita.
Se diverso, anzi opposto a quello del Mancini é il con-
tenuto dell’arte di Gaetano Previati, altrettanto differenti
sono i mezzi di espressione di cui il pittore si vale.
Già nel Cesare Borgia a Capua — opera giovanile di
1 8 metri quadrati, compiuta in poco più di tre mesi, senza
cartone, ed esposta a Torino nel 1 880 — se per il desiderio
di soddisfare talune convenzioni e per la preoccupazione del
comporre a programma l’artista ferrarese rientrava nella
numerosa schiera dei pittori di quadri storici, fioriti dal
Delacroix in poi, egli pur tuttavia rivelava la passione nuova
dello studio della luce in quel vivido raggio che ricerca e fa
palpitare come un fiore il corpo della donna denudata dagli
sgherri. Ma anche in questa ricerca il Previati non si
appaga, come aveva fatto Domenico Morelli, del contrasto
di luce e d’ombra.
La scienza del tono, atta a materializzare il più possi-
bile, sulla tela o sulla carta, le relazioni fra gli oggetti che
furono origine od occasione della sensazione, é abbandonata
nel desiderio della sintesi rapida e sostituita da un uso
raffinato del chiaroscuro. La luce tende a diventare un
mezzo particolare di espressione.
Dal Cesare Borgia a Capua l’evoluzione di Gaetano
Previati, direi meglio la sua purificazione, passò attraverso
numerose opere di carattere storico, religioso e di genere per
giungere a quella Maternità che, affermando in modo com-
piuto la tendenza idealistica già chiaramente adombrata
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1
nel Paolo e Francesca, scatenò una tempesta quando fu
esposta alla Mostra di Milano nel 1894.
* *
*
Quale era il motivo di tanta indignazione che da molti
fece dichiarare pazzo il pittore; pazzo come Sar Peladan
che accolse il quadro con viva ammirazione nella Sala della
Rose-Croix, pazzo come Vittore Grubicy che sulla Cronaca
d'Arte col suo impeto battagliero ne aveva preso le difese?
Il contrasto non poteva nascere dalla composizione, di una
semplicità da prinfitivo: una madre che cela in grembo il
suo bambino mentre una schiera d’angeli, ai due lati, si
piegano genuflessi. L’opposizione, dunque, era provocata
dalla singolarità della tecnica. In quella scena collocata
nella libera atmosfera, penetrata dal pulviscolo solare,
immersa nella vibrazione luminosa che si effondeva in tenui
gradazioni di verde, di rosa e d’oro, non si riusciva dai più
a rilevare il disegno, a percepire i valori, a comprendere il
colorito.
Ma l’artista, avvezzo a sfidare imperturbabile ogni
frangente, ascoltava le voci nemiche con calma perfetta.
Egli era finalmente giunto a concretare il suo sogno, ossia
una nuova forma di spiritualità, un’astrazione dei sensi con
mezzi diversi da quelli usati dall’arte antica, per modo che
l’idea vincesse ogni schiavitù della materia e al suo cospetto
il nostro spirito, senza quasi avvertirlo, si sentisse liberato
dal peso della vita mortale.
L’arte di Gaetano Previati é già tutta in cotesto quadro,1
nel quale la forza emotiva consiste nella profondità del
sentimento, e il colore e le forme sono per la prima volta
intuite nella loro essenza di vibrazioni, di moto. Il poema
umano della Maternità si farà cristiano-religioso con la
Madonna dei Cigli, per svolgersi, uno d’ispirazione e di
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fattura, attraverso i fatti della vita di Gesù Cristo come
attraverso tanti canti, dal Natale alla Resurrezione, ma la
sua ispirazione é ormai unica e immutabile. Essa comincia
dove il reale finisce. Da umana diventa religiosa per trovare
più adatta esplicazione alla sua ricerca del supersensibile.
Ma l’aspirazione all’idea immateriale non poteva
divenire visibile che dopo aver reso più immateriale il mezzo
di espressione: il colore.
Il pittore stesso ce lo dice nel suo capitolo sul restauro
dei dipinti: „Lo studio indefesso dei maestri e del vero
tempra l’energia fisica e morale e l’aiuta a conquistare la
potenza necessaria a governare la materia inerte, assogge-
tandola al dominio delle spirito; plasmandola, assorbendola
al proprio organismo, così da uscirne, più che modellata,
vinta; anzi emanazione spontanea dello stesso spirito.“
Ecco perché per il Previati la materia, cioè il colore, é
concepibile solo come dinamismo spirituale, come mezzo di
creazione, non come oggetto a sé stesso. Con la divisione
del colore, in luogo di materie colorate noi possiamo com-
porre luci coloranti, e in tale sostituzione la pittura si spiri-
tualizza. Solo tenendo presenti questi concetti si riesce a
comprendere quella particolarissima tecnica a filamenti che
é caratteristica del pittore ferrarese. Il suo tratteggio, tanto
nel colorire quanto nel disegnare, aspira con la semplifica-
zione maggiore e con quella divisione di linee, che forma
l’eloquenza della plastica pittorica, a rappresentare la
materia come un fenomeno della forza. Esso é il mezzo
più adatto ad esprimere l’intuizione di quella energia oscura
che noi chiamiamo anima.
* *
*
Niente come questa pittura, la quale tende a prendere
dalla materia solo quel tanto che può rendere visibile l’idea,
sembra confermare l’intuizione di Walter Pater, che tutte le
arti aspirano a raggiungere la condizione musicale.
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Nelle sue figure ideali Gaetano Previati tenta appunto
di liberarsi dalla linea e dalla forma, di dare soltanto la
loro vibrazione vitale. Esse perciò si trovano sul limite che
divide la pittura dalla musica. L’astrazione dalla forma,
la concezione di un divenire in luogo di uno stato presente,
ci trasportano dall’arte dello spazio in quella del tempo,
dalla stabilità alla successione. Queste creature vivono in
fatto di un’esistenza più musicale e poetica che pittorica.
La nozione fondamentale del colore che, come il suono, si
risolve in una vibrazione, vi é perfettamente attuata. Ed
esse vanno sempre oltre i fenomeni, talvolta oltre le stesse
idee, per arrivare fino alla dimora lieve e inesistente dove
abita la vita.
* *
*
Vicino alle opere di Antonio Mancini e di Gaetano
Previati, sei vivaci impressioni di colore di una fattura per-
sonale e nuova documentano la singolare virtù decorativa
di un giovane artista, Mario Cavaglieri, e dodici tele di
Emilio Gola dimostrano come la pittura di paesaggio sia
in Italia capace di rinnovarsi attingendo alle nuove con-
quiste della tecnica, senza rinunciare alla solidità delle
opere antiche e alle qualità etniche delle stirpe.
Ma il contrasto delle tendenze nasce di nuovo quando
si considerano la piccola, ma eletta mostra collettiva di
Armando Spadini e i tre quadri inviati da Camillo Inno-
centi.
Lo Spadini — che per la prima volta si presenta fuori
del suo paese con un gruppo di opere così notevole —
appare il pittore rappresentativo della italianità sana, vivace,
equilibrata.
Mentre intorno a lui l’arte esprime il tormento doloroso
di spiriti sempre irrequieti, le sue creature vivono felici
nell’aria e nella luce, trionfanti sopra ogni elemento descrit-
tivo paesistico; mentre pittori e scultori si esauriscono nella
ricerca scientifica delle formule destinate a rivaleggiare con
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la luminosità della natura, egli si spoglia a poco a poco
delle intrusioni di ogni ricettario teorico, per manifestare in
organismi fermi, solidi, vitali, il sentimento classico della
propria umanità.
La sua donna, i suoi figli, il suo giardino sono per lui
tutta la vita e tutto il mondo. Egli li dipinge senza stan-
carsi e senza ripetersi, con quella sua splendente gamma di
bianchi e di turchini, con un intimo senso religioso, perchè
ogni più umile scena nel momento stesso in cui colpisce la
sua squisita sensibilità visiva ridesta vittoriosamente il suo
spirito sempre vigile.
Sdegnoso d’indugiare nel particolare, il giovane pittore
toscano raggruppa le sue figure senza nessuna violenza acca-
demica o retorica, con sincera naturalezza, per virtù di un
felice istinto decorativo. Le carni sode, fresche, rosee,
fragranti dei suoi piccoli sembrano crescere nel giardino
luminoso come fiori. Egli carezza le testine bionde con una
commozione di toni, con una affettuosità di colori che vince
la materia e muta la luce del sole in luce di spirito. Pas-
seranno gli anni, ma quella umanità rimarrà sempre gio-
vane, perennemente intenta al richiamo delle nuove prima-
vere, eternamente ansiosa di risentile sul capo il solco della
carezza materna,
* *
» *
Se l’opera di Armando Spadini illustra e riassume il
lavoro di almeno un quinquennio, le tre tele esposte da
Camillo Innocenti documentano l’attività più recente del
pittore romano. ,
L’Innocenti ha cominciato ad amare i principii degli
impressionisti e dei luministi francesi fino da quando, vinto
il pensionato nazionale di pittura, si recò ventiquatrenne in
Spagna per studiare e copiare Velasquez, Perchè non per
niente Velasquez fu il primo, vero maestro di Manet, e due
secoli e mezzo prima degl’impressionisti dimostrò con
I esempio che le ombre debbono essere colorite e che in
io
pittura la linea è un’astrazione e forma e colore sono una
cosa sola.
Conoscitore profondo delle teorie dei divisionisti e dei
luministi, rinnocentl ha avuto il merito di sentire che esse
dovevano essere un mezzo e non uno scopo, una scoperta e
non uno stile. E durante il tempo della sua dimora
d’Abruzzo, quando studiava e riproduceva i pittoreschi
costumi locali, egli nella trasparenza dell’atmosfera montana
che gli permetteva di scorgere 1 più sottili trapassi di luce
e d’ombra, trovò definitivamente gli elementi necessari a
tradurre in opere durevoli il suo intenso studio dei valori
pittorici, mentre la sua intuizione profonda del colore, la
sua ebbrezza visiva gii servivano mirabilmente per idealiz-
zare la realtà e per soddisfare il suo intenso e vibrante
lirismo.
Attualmente Camillo Innocenti è il più squisito poeta
dell’intimità feminile che possieda la pittura italiana. Nella
rappresentazione di quel suo mondo di una suprema eleganza
egli mette, come ha detto di lui Gabriel Mourey ,,les sens de
l’artiste au Service dune sensibilità d’homme prodigieuse-
roent frémissante“.
Tutto quello che la donna ha di fragile, di mutevole, di
passionato e anche di artificiale trova in lui un interprete
istintivamente sincero e delicato.
Ma l’ideale dell’artista non si esaurisce in ciò che
quest’arnabile e deliziosa esteriorità ha di affascinante.
Ciascuna delle sue giovani creature sorprese nell’intimità del
boudoir, ciascuna delle cortigiane imbellettate, delle chan-
teuses e della danzatrici còlte da lui nello splendore della
luce artificiale sulle scale dei restaurants notturni, sembra
avergli confidata la sua pena segreta o il suo capriccio. E
il pittore ne sorride con amabile compiacenza.
Arduino Colasanti.
GEMÄLDE
MARIO CAVAGL1ERI
1 Scialle cinese a paravento indiano Fr. 2500.—
2 Vasi cinesi e tappeto indiano „ 2500.—
3 Vasi cinesi „ 1200.—
4 Scialli bronzi e vasi cinesi * „ 4600.—
5 Sala di campagna „ 2500.—
6 Maioliche su cassapanca „ 2500.—
EMILIO GOLA
7 Nel prato unverkäuflich
8 Ruscello
9 Nel suburbio di Milano
1 0 Sulla spiaggia
1 1 Studio di paesaggio
1 2 Sulla spiaggia
1 3 Prato verde
I 4 Verde pendio
12
15 Lo stagno unverkäuflich
16 Nella valle »
17 Il naviglio a Milano „
18 Le chiuse „
19 Schizzo di donna »
20 Sotto il castagno ,,
21 Sotto il portico „
22 Donne al lavatoio
CAMILLO INNOCENTI
24 Lisetta . Fr. 11,500.-
25 La bella e il mostro ,. 11,500 —
26 Sogni „ 11,500.—
ANTONIO MANCINI
27 Giovinetta — Pastello unverkäuflich
28 Testa di fanciulla
29 Paggetto ubriacone
30 Frate pregante
3 ! Ciociare che giocano alle carte
32 Venditrice di frutte
33 Costumi orientali
34 Nozze campestri
33 Costumi spagnoli
13
36 Chitarrista spagnolo unverkäuflich
37 Musica 99
38 Giovinetta in giardino „
39 Sonatrice di chitarra „
40 Venditrice di aranci „
41 Ritratto della signorina Tina ,,
42 T orero ,,
43 Gentiluomo in costume seicentesco
44 Pagliaccetto
45 Mestizia «
46 Ragazza sorridente Fr. 2300.—
47 Mio padre unverkäuflich
48 Preghiera „
49 Ritratto d uomo
30, 51 Due piatti grandi dipinti
52, 33, 54, 55 Quattro piccoli piatti dipinti
GAETANO PREVIATI
56 Funerale d una vergine Fr. 85,800.—
57 Madonna coi fiori — Trittico „ 57,500.-
58 Il viaggio nell’azzurro „ 57,500.—
59 Le Marie ai piedi della Croce „ 74,800.-
60 Quiete 1 Ö o m
61 Vaso con rose „ 11,500.—
62 Gerani e margherite „ 11,500 -
14
63 Madonna dei gigli Fr. 230,000.—
64 Georgica 99 115,000.—
63 Io sono la via, la verità e la vita „ 46,000.—
66 La vendemmia „ 28,800.—
67 I Re Magi »> 172,500.—
68 Crisantemi — Trittico 99 69,000.—
69 Raccolta delle melagrane „ 28,750.-
70 Sogno 99 172.500.—
71 La via al Calvario unverkäuflich
72 Trafugamento del corpo di Cristo Fr. 44,300 —
73 Sacra famiglia 99 85,800.—
74 La creazione della luce 99 63,500.—
73 Autoritratto „ 28,800.-
76 Giulietta e Romeo „ 103,500.—
77 Ireos — Trittico 99 46,000.—
78 Galere pisane unverkäuflich
79 Caravelle genovesi «
80 11 Bucintoro j»
ARMANDO SPADINI
81 Il bambino e le frutta unverkäuflich
82 Testa di bimba *9
83 Villa Borghese „
84 Passeggiata al Pincio „
15
85 La colazione unverkäuflich
86 Famiglia „
87 Sulla terrazza Fr. 11,000.—
88 Nudi unverkäuflidi
89 Mia moglie 5
BILDWERKE
ATTILIO SELVA
90 laolo unverkäuflich
91 Ritorni
92 Vittoria
93 Sfinge
94 Nudo
□ O
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BIOGRAPHISCHE NOTIZEN
(Durch das Italienische Generalkonsulat in Zürich
gütigst zur Verfügung gestellt.)
MARIO CAVAGLIERI.
Cavaglieri, der frei von jedem Schuleinfluß ist, inaugurierte eine
originale, von ihm in neuen, kühnen Versuchen noch immer vervoll-
kommnete Technik, indem er es unternahm, Figuren und mit Vorliebe
Stoffe, Vasen und Stilleben ohne Farbenmischung zur Darstellung zu
bringen, wobei er die stärksten Farben nebeneinanderstellt. Er hat
in Venedig, Rom, München, Paris und andern bedeutenden Kunst-
stätten ausgestellt. Zurzeit dient er im italienischen Heer.
EMILIO GOLA steht etwa im 60. Lebensjahr und lebt in
seiner Vaterstadt Mailand, wo er eine hervorragende Stellung im
Kunstleben einnimmt. Er studierte an der Akademie der Brera,
wußte sich jedoch rasch von dem Einfluß aller Schulen freizumachen
und folgt in seinen zahlreichen Bildnissen und den impressionistischen
Landschaften, die meist die Umgebung der lombardischen Hauptstadt
behandeln, seiner eigenen Eingebung.
Er erhielt in einer Ausstellung der Brera den Principe Umberto-
Preis, sowie andere hohe Auszeichnungen in den größten Ausstel-
lungen Europas.
CAMILLO INNOCENTI wurde am 14. Juni 1871 in Rom
geboren, wo er lebt und einen Lehrstuhl für Malerei am königlichen
Institut der schönen Künste bekleidet. Sein Vater hatte ihn für
eine andere Laufbahn bestimmt. Aber seit er als vierzehnjähriger
Jüngling Ludwig Seitz für die Figur des Pagen in dem Fresko „Scuole
cattoliche“ in der Galleria dei Candelabri des Vatikans als Modell
gesessen, empfand er plötzlich einen unwiderstehlichen Drang, sich
der Kunst zu widmen, und begann, nachdem er nicht ohne Mühe die
väterliche Zustimmung erlangt hatte, seine Studien unter der Leitung
von Seitz.
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Als er im 24. Lebensjahre das nationale Stipendium für die
weitere Ausbildung als Maler erhielt, begab er sich nach Spanien
und vertiefte sich in Velasquez und Goya. Er war äußerst empfäng-
lich für die verschiedenartigsten Einflüsse, die er auf sich einwirken
ließ, ohne die Fähigkeit zu verlieren, sie seiner eigenen Individualität
anzupassen und in ihr aufgehen zu lassen. So lernte er von Michetti
die Liebe zur Natur • und zur Darstellung des Landlebens, von Man-
cini die Schärfe der Beobachtung und die Kühnheit, mit der er die
entgegengesetztesten Farbentöne in Einklang zu bringen wußte, von
den Franzosen und ganz besonders von Bernard die Fähigkeit, die
Mischung von Licht und Schatten zu verteilen und nur gewisse
leuchtende Punkte in dem Farbenmeer hervortreten zu lassen.
Sich selber, seinem glücklichen Instinkte, verdankt er die Leichtig-
keit, in Werken von dauerndem Wert jenes intensive Studium
der malerischen Wirkungen und jene tiefe Intuition für die
Farben zum Ausdruck zu bringen, die ihn dazu führten, in zahl-
reichen Kostümbildern und Interieurs von großer Zartheit die Wirk-
lichkeit zu idealisieren. Er wurde in St. Louis, in Venedig und Rom,
in Brüssel und Barcelona mit der Ehrenmedaille ausgezeichnet in San
Francisco erhielt er die große Medaille.
ANTONIO MANCINI wurde 1852 in Rom geboren und lebt
dort. Sein Vater, der Schneider war, siedelte mit ihm nach Neapel
über, wo der Knabe bei einem Vergolder in die Lehre trat, um zum
Lebensunterhalt der in ärmlichen Verhältnissen lebenden Familie bei-
zutragen. In den freien Abendstunden beteiligte er sich jedoch an den
Kursen der Aktabteilung der Akademie der schönen Künste. Dort
wurde Domenico Morelli auf ihn aufmerksam, der seine hervor-
ragende Begabung für die Kunst erkannte, und nahm sich seiner an.
Unter der Leitung dieses großen neapolitanischen Malers bildete er
sich aus. Schon in seinen ersten Werken kommt, so sehr sie noch
unter dem Einfluß seines Lehrers stehen, seine eigenartige Individuali-
tät zum Ausdruck. Das für diese erste Periode seines Schaffens
charakteristische Werk ist „Opre vetoriello“ (il pretino, der junge
Priester), das sich im Museum von S. Martino in Neapel befindet.
Mancini siedelte dann nach Rom über, wo sich alsbald mehr
und mehr sein ausgesprochener Sinn für das Koloristische entwickelte.
Diese Seite seiner künstlerischen Technik machte ihm jedoch die
Käufer abspenstig, so daß er eine Reihe von Jahren in kümmerlichen
Verhältnissen lebte, weil das Publikum ihn unbeachtet ließ. Aber
die Künstler erkannten sein Genie, und Mesdag, der bedeutendste
unter den modernen holländischen Malern, der zu seinen Bewunderern
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1
zählte, kaufte viele Jahre lang all seine Gemälde an. Später wurde
von Sargent das „Porträt des Vaters des Künstlers“, das im Kunst-
baus zur Ausstellung gelangt, als ein Meisterwerk gepriesen, das an
Rembrandt gemahnt. Auf der Weltausstellung von St. Louis wurde
Mancini volle Anerkennung zuteil, und er erhielt den großen Preis.
Seine Gemälde wurden von den größten öffentlichen Museen und
Privatsammlungen Europas und Amerikas angekauft.
ARMANDO SPADINI wurde 1884 in Florenz geboren und
lebt in Rom. Er studierte in der Akademie der schönen Künste
seiner Vaterstadt und erhielt im 26. Lebensjahr das nationale
Stipendium für bildende Kunst.
Er stellte seine Bilder mit Erfolg in Venedig, in Rom und in
den größten Kunstausstellungen Italiens und des Auslandes aus.
Gemälde von ihm befinden sich in der nationalen Galerie für moderne
Kunst in Rom sowie in bekannten Privatsammlungen.
GAETANO PREVIATI wurde 1832 in Ferrara geboren und
lebt in Mailand. Schon als Knabe empfand er eine übermächtige
Neigung zur Kunst und pflegte, wie man sich in seiner Familie zu
erzählen weiß, jedes Stückchen Papier, das ihm in die Hand kam,
mit seinen Zeichnungen zu bekritzeln. Der Vater, der ihn eigentlich
für das Studium der alten Sprachen bestimmt hatte, sah sich daher
genötigt, diesem Drang nachzugeben und ließ ihn in das Athenäum
von Ferrara eintreten, wo damals den Lehrstuhl für die Kunst zwei
bescheidene Künstler, Dominichini und Fagliarmi, bekleideten, die
schon nach einem Jahre erklärten, daß ihr Schüler bei ihnen nichts
Neues mehr lernen könne.
Er begab sich dann zum Militärdienst nach Florenz, wo er einige
Zeit unter der Leitung von Amos Cassioli studierte, des delikaten
Darstellers des antiken Lebens. Später trat er in die Akademie der
Brera in Mailand ein und nahm an den Kursen Bertinis teil. Dort
erhielt er 1878 für das Gemälde „Ostaggi di Crema“ (Die Geiseln
von Crema) den Preis Canonica. In diesem Werk zeigt er sich noch
nicht als jener Erneuerer der Kunst, als welcher er erst sehr viel
später hervortrat. Man darf indes dieses erste Gemälde, dem eine
Reihe anderer in der gleichen Manier nachfolgten, auch nicht in einen
absoluten Gegensatz zu seinen späteren Schöpfungen stellen, die dann
längere Zeit so vielen Widerspruch erweckte und Previati zur meist-
genannten Persönlichkeit der zeitgenössischen italienischen Kunst
machten.
Den „Ostaggi di Crema“ folgten „Cesare Borgia in Capua“,
„Carlo Alberto a Oporto“, „Cleopatra Moribonda“, „Fumatrici di
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oppio“, „Lo scierò“, „Le porte dell’Harem“, „Cristo e gli Angeli“ und
eine lange Reihe historischer Gemälde, sowie solcher, die religiöse Stoffe
und Szenen aus dem täglichen Leben behandeln, bis dann der Künstler
mit „Paolo e Francesca“ und mit seiner „Maternità“, die 1894 in der
Brera ausgestellt wurde, jene idealistische Richtung einschlug, die ihn
rasch so berühmt machen sollte und so zahlreiche Diskussionen her-
vorrief.
ATTILIO SELVA wurde am 3. Februar 1883 in Triest ge-
boren, wo er die Industrieschule besuchte, die er 1903 verließ, um
sich nach Italien zu begeben, das schon die Träume seiner Kindheit
erfüllt hatte. Nach kürzerem Aufenthalt in Mailand ging er nach
Turin. Dort blieb er vier Jahre und studierte im Atelier Leonardo
Bistolfis, der ihn in diesen ersten schwierigen Zeiten seiner Künstler-
laufbahn in jeder Weise unterstützte. 1909 erhielt er den Preis von
Rom und siedelte darauf voll Begeisterung in die Hauptstadt Italiens
über, wo er sich dauernd niederließ, um sofort nach der Kriegserklä-
rung als Freiwilliger für die Befreiung seiner Vaterstadt in das Heer
einzutreten.
In Rom begann für Selva eine Jahre währende Zeit der ernsten
Arbeit an sich selber, indem er bemüht war, seine Kunst von frem-
den Einflüssen zu befreien und mit sich über seine Individualität ins
reine zu kommen inmitten jener zahlreichen künstlerischen Richtungen,
die sich in den letzten Jahren so heftig befehdeten. Aus dieser ziem-
lich langen Periode ist nichts geblieben, weil der Künstler sich selbst
suchend unablässig seine Richtung wechselte.
Er hat sich an allen bedeutenden Ausstellungen beteiligt, so in
Venedig, in München, Berlin, Turin, Genua, Rom und San Francisco.
Zurzeit dient er als Offizier im italienischen Heer.
□ □
DIE MITGLIEDER
der Zürcher Kunstgesellschaft
sind berechtigt:
zum freien Besuch des Kunsthauses
während der ordentlichen Besuchszeiten,
zur Benutzung der reichhaltigen Biblio-
thek und der Graphischen Sammlung,
zur Teilnahme an der jährlichen Ver-
losung von Kunstwerken.
Der Jahresbeitrag beträgt Fr. 20.—
Anmeldeschein umstehend.
21
Anmeldeformular.
D Unterzeichnete meldet sich zum Eintritt
in die Zürcher Kunstgesellschaft und
*) ersucht um Zustellung der Mitgliedkarte und Er-
hebung des Jahresbeitrages durch die Post.
*) wünscht die Mitgliedkarte bei Entrichtung des Jahres-
beitrages an der Kasse im Kunstbaus in Empfang
zu nehmen.
Datum: .......--..........-...................
Name mit genauer Adresse:
*) Nichtgewünschtes gefl. streichen !
(Der Jahresbeitrag beträgt Fr. 20.— und berechtigt zum freien Be-
suche con Sammlung, Ausstellung und Bibliothek, sowie zur Teinahme an
der jährlichen Verlosung Con Kunstwerken.)
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