Allo stesso momento del suo spirito, alla stessa sorgente di ispirazione della Pasto-
rella si deve riferire questa Pastorale, che noi stimiamo capolavoro pittorico asso-
luto. Superiore alla Pastorella per più ampia e libera ispirazione, per più intensa
vibrazione lirica. Egloga purissima che trova accenti solenni ed intimi di musicalità
giorgionesca; che si realizza pittoricamente con una sorprendente sommarietà di
mezzi che incanta sopratutto i pittori. Tav. IX e IXbis.
MORELLI DOMENICO, Napoli 1826—1901.
Fu a Napoli sulle barricate nel ’°48. Massimo maestro della scuola napoletana;
ingegno vivissimo, modi multiformi di espressioni derivanti dalle molteplici sue
esperienze. Conobbe e studiò i francesi e i «macchiaiuoli» fiorentini su cui influl;
studiò l’esuberante pittura italiana del ‘600 e del ’7z0o0 parafrasando talvolta
Tiepolo e penetrando il magistero pittorico dei robusti napoletani dell’età barocca.
Pittore appassionato e concettoso, compiuti gli studii all’Accademia, vi insegnò
poi per più di 30 anni. Oltre che artista fu anche maestro che esercitò larghissimo
influsso su tutta una generazione. Spirito pronto ed aperto non ruppe mai con
la tradizione accademica, ma fu sensibile a tutti i moti di rinnovamento dei
liberi maestri suoi conterranei, come dei toscani e dei francesi; e fu come il
conciliatore della rivolta antiaccademica con l’Accademia.
Pittore facile, eloquente e insieme sapientissimo, assai fecondo, passò dal periodo
strettamente accademico, ad una fase storico-romantica, dal tono patetico ed
eroico che lo accosta a Delacroix, ad una fase naturalistica che lo imparenta a
Palizzi. Per il «tocco di macchia» sembra riunire il meglio della tradizione napole-
tana e della veneta. Eminenti sono nella sua opera, al di là dell’episodio e del
decorativo, : puri valori pittorici specialmente nei superbi bozzetti. Come pochi
maestri, Morelli rappresenta un’epoca.
Bibliografia: D. Morelli-Dalbono, La scuola di pittura napoletana nel sec. XIX,
Bari 1915; Spinazzola, D. M., Milano 1925; A. Conti, D. M., Milano 1926.
22. BAGNO POMPEIANO. Olio su tela, cm. 132 X 103. Dipinto nel 1861,
a Milano. Esposto alla esposizione universale di Parigi del 1867 Il critico del
Debats (2° Y.. ’67) notava: «peinture .... très habile et d’une belle couleur...»
Il tema del bagno pompeiano fu di moda in quei decenni. Forse per l’interesse
suscitato dalle nuove scoperte degli scavi di Pompei e di Ercolano.. Numerosi
dipinti del genere a Parigi. Ma il più vicino a questo di Morelli sembra il
Tépidarium di Th. Chasseriau (1853). L’opera di Morelli ci sembra però più sobria
e più equilibrata nella composizione. Tav. >; = Xbis.
Riprodotto in: Comanducci, 1 pittori ital. dell’ ’800, Milano 1934, pag. 455.
23. LA SULT ANA E LE SCHIAVE DI RITORNO DAL BAGNO. Oli su
tela, cm. 80 X 61. 1885.
La moda d’oriente che suggestionò la letteratura e le arti nel secolo XIX, interessò
anche Morelli. Questo grande, luminoso bozzetto tende a rendere quell’atmosfera
afosa e meridiana. La stessa materia pittorica si adegua al tema con una magrezza,
quasi arida, insolita alla consuetudine del maestro, pennellatore generoso; l’olio
è qui asciutto, polveroso come pastello. Tenuissimo è l’accordo dei grigi. Il gusto
disegnativo e descrittivo del costume è quello vicino al Fortuny. Tav. XI.
4
= 4