familiari gli furono, Pissarro, Sisley, Monet, Renoir. Vivace e versatile tempera-
mento poté acclimatarsi a Parigi e a Londra pur mantenendo integra la sua
personalità.
Bibliografia: E. e ]. de Goncourt, Notes et Souvenir de G. de N. in Journal IV,
Paris 1881— 1892; L. Bénédite, de N., Paris 1926; E. Piceni, G. de N., Roma
1930; Limoncelli, G. de N., Lanciano 1935.
12.; 13. DUE IMPRESSIONI SUL VESUVIO. Olio su tavola, cm. 30,5 X 17,5.
L’internazionalismo e l’eleganza metropolitana acquistati dal De Nittis non gli
tolsero mai il senso e l’amore della sua terra ove non cessò di tornare e di
ispirarsi. 1l tragico e solenne paesaggio vulcanico dello «sterminator Vesevo»
lo incantò e si dedicò a più riprese al suo studio. Dipinse nel 1872 «La pioggia
di cenere», avvenimento che commosse anche Gioacchino Toma. E forse in
quella fase dell’attività eruttiva del Vesuvio dipinse queste due (fra altre nume-
rose) impressioni, belle per il contrasto fra il metallico cupo grigio della lava
funerea, e lo sfumare in rosa-azzurro di tenui vapori. ln una, la costa aspra di
valanga vulcanica minaccia la lontana contrada ridente al sole partenopeo, come
canta lo sconsolato pessimismo della leopardiana «Ginestra». Nell’altra, sulla landa
brulla, cinerea vanno come sperdute umane figurette; e sul dantesco dorso fuma
d’un tenerissimo rosa-cenere l’immane colonna di nubi. Tav. Il u IlIbis.
FATTORI GIOVANNI, n. Livorno 1825, m. Firenze 1908
Povera infanzia. S’iniziò agli studii a Firenze col Bezzuoli e all’Accademia di
B. A. Partecipò alla campagna del 1848—49. T'crnato agli studii col gruppo dei
fiorentini Signorini, Cabianca, Sernesi, Abbati iniziò la polemica antiaccademica
e anticlassica. Quel combattivo manipolo si chiamò dei «macchiaioli». Di esso
il Fattori è il massimo maestro. Si suole superficialmente giudicare un generista,
pittore militare; que! genere fu per Fattori un momento episodico, ispiratogli dai
due periodi della sua vita di combattente per l’Indipendenza; allora potè studiare
il paesaggio al quale l’aveva avviato il romano Nino. Costa.
Al di là del genere, Fattori è pittore genuino, artista semplice ed assoluto, che
per plasticità di forma, struttura di volumi e disciplina del disegno si ricollega
con la migliore tradizione classica toscana. Fu anche eccellente ritrattista.
Amplissima la bibliografia: Soffici, G. F.;, Roma 1921. M. Tinti, G. F., Roma
1926; N. Tarchiani, in Enc. ital. XIV —1932.
14. UOMO NEL BOSCO. Olio su tavola, cm. 33X19.
Fresca, delicata impressione silvestre. L’essenza del quadretto consiste nelle
ricchissime variazioni dei verdi, dei toni finemente giustapposti, e nella efficace
aerea-cromatica prospettiva che ne deriva. Tav. VI.
FAVRETTO GIACOMO, Venezia 1849-1887.
D’umilissime origini; autodidatta prima, poi studente all’Accademia con P. Mol-
menti. Già col suo quadretto, «La Lezione di anatomia» (alla scucla di pit-
tura), si determinano carattere e natura del suo mondo pittorico. Gusto aneddo-
tico, preziosa espressione di raffinato cromatismo, viva penetrazione nei rari
ritratti. Lascia nella breve vita una serie di autentici capolavori che hanno tutto
il gusto del secolo, ma vibrano quasi di una nostalgia veneta settecentesca. Il
suo antenato è Longhi, il’ suo scenario è Venezia. Finemente congiunge la grazia
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