Volltext: Jahresbericht 1940 (1940)

Oo , Jahresbericht 1940 der Zürcher Kunstgesellechaft 
3. 
Madonna einer Verkündigung, die auf den Engel hört, im viereckigen Feld darunter eine 
Kreuzigung mit figurenreicher Assistenz. Unser Jahresbericht bildet sie ab als Tafel. 
Die neu in die Zürcher Sammlung gelangte, auf Tafel I abgebildete Kreuzigung 
war van Marle nicht bekannt. Sie steht der Kreuzigung in Urbino sehr nahe. Wenn sie 
van Marle vorgelegen hätte, würde er vielleicht zugestanden haben, daß hier doch zwei 
Darstellungen von der gleichen Hand sich finden. 
Van Marles Beflissenheit, keine Fäden zu verwirren, hat in der italienischen For- 
schung keine Schule gemacht. In die Giotto-Ausstellung von Florenz hat die Zürcher Tafel 
als Zeugnis der giottesken Rimini-Schule Aufnahme gefunden, und der greise Venturi 
hat für die Abfassung seiner begeisterten Expertise anscheinend mehr auf die Jugend 
seines Sohnes als auf seine eigene gehört, wenn er mit den von Siren zitierten Worten des 
Lionello von der byzantinisch-giottesken Mischung innerhalb der Rimini-Schule und den 
Werken des Baronzio spricht, und das Cavallini-Thema in einem Nebensatz nur antönt, 
um die glanzvolle Schilderung der Zürcher Tafel mit ihrer Taufe als Frühwerk des 
Baronzio zu krönen. Möglich, daß der im kleinen Mercatello, zu oberst im Tal des 
Metauro — in dem auch Urbania und Urbino liegen — neu aufgefundene Crucifixus des 
Baronzio ihm endgültig überzeugende Argumente dafür beschafft hat. ; 
Expertise von Adolfo Ventur: 
Al Signor Ernst .Gimmi, 
Rapallo, 18 Marzo 1937 
Nella preziosa Sua Crocefissione su finissimo fondo d’oro antico, riconosco un’opera tipica del 
grande maestro che diffuse l’arte giottesca nelle Romagne e nelle Marche, Giovanni Baronzio da 
Rimini, autore del mirabile Crocefisso di Mercatello, firmato e datato 1344, e di un polittico della pinacoteca 
di Urbino, pure firmato e datato 1345. Per confronto con queste opere firmate, si & attribuita al Baronzio 
con aiuti d’imponente serie di affreschi del cappellone nella basilica di San Nicola da Tolentino, una 
Circoncisione e una Pietä nel Museo di Stato a Berlino, poche altre opere in importanti raccolte 
americane. 
Tra i capolavori del maestro riminese & questa Crocefissione, certo opera della giovinezza, 
quando nella sua arte si fondevano miracolosamente le forme di Pietro Cavallini e di Giotto con lo splendore 
della tradizione cromatica bizantina. Tipico del Baronzio & il modellato dei volti, con lineamenti sottili € 
passaggi di rilievo tenui, quasi sfumati, e con una straordinaria freschezza di colore, prezioso e trasparente. 
N colore ha come sempre nell’arte del Baronzio, una intensitä splendente e fiorita, che si ammira qui negli 
azzurri profondi, nei rossi di carminio, nei rosa trasparenti, nel vivido smalto degli occhi. Le forme si 
allungano, si spianano in larghe superfici, come vuole il gusto di un coloritore puro: esempio nella figura 
della Vergine che apre sconsolata le mani. E solo l’autore del Crocefisso di Mercatello pud aver modellato 
questo delicatissimo nudo del Cristo, fine, tornito, affusato, di una squisitezza formale e coloristica estrema. 
Come farfalle multicolori volano gli angioli attorno al Crocefisso, a coronare l’opera di. rara bellezza. Dove 
nme le doti del Baronzio si rispecchiono nella grazia primaverile degli aspetti e nella raffinata armonia 
el colore. 
Questa particolare armoniosa grazia si svela anche nel rovescio, che & tra le piü rare delizie dell’arte 
decorativa nel Trecento: un vero, singolare gioiello per il meraviglioso coincidere del gusto decorativo 
pitı raffinato con Vintuizione immediata e sincera della vita d’animali e di piante. Cardellini e cespi di 
viole intrecciano arabeschi fantastici sul fondo rosso fuoco. A-tratti di pennello volante, son dipinte le 
pianticelle di viola con le foglie tremule sull’oscillar dello stelo; e la stessa rapidita prodigiosa s’ammira 
nelle ali seghettate degli uccelli, negli artigli, a stille, a spire di bianco. La grandezza pittorica del Baronzio, 
e forse di tutta P’arte dell’Italia centrale nel Trecento, & qui al suo culmine: anche nelle foglie di viola 
la forma & liberamente suggerita, improvvisata nel suo spessore morbido, con sorprendente immediatezza. 
E negli occhi degli uccelli, che brillano tondezzianti o si dilatano opachi secondo il volger delle mobili 
teste alla luce, & tutta la parlante vivezza delle creazioni di Giovanni Baronzio, che trasporta l'arte di 
Giotto nel mondo ocientale del colore. 
A, Venturi
	        
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